Ai primi di giugno, dopo il voto favorevole della Camera, anche il Senato degli Stati Uniti d’America ha approvato, con 67 voti a favore e 32 contro, la “Freedom Act” [1], presentata da alcuni come il segnale della fine dell’incubo intercettazioni. Sono passati esattamente due anni da quando sul “Guardian” venne pubblicato il primo degli articoli che avrebbero svelato al mondo intero una verità già più che sospettata, vale a dire che tutte le comunicazioni tra le persone sono spiate, raccolte e conservate. Il seguito delle rivelazioni ha mostrato quanto i politici e i governanti siano in mala fede quando parlano di libertà e quanto le vite di tutti siano sottoposte al controllo degli apparati del potere che si nascondo sempre dietro la solita scusa della sicurezza.
La “Freedom Act” va a sostituire una sezione della famigerata “Patriot Act” ed è, come facilmente prevedibile, il risultato di una mediazione tra le promesse di farla finita con la sorveglianza di massa e la realtà della sua concreta continuazione sotto altre spoglie.
In pratica se prima a collezionare le registrazioni era anche la NSA adesso questo sarà fatto (forse…) esclusivamente dalle grandi compagnie telefoniche e dagli internet provider, ai quali dovranno essere indirizzate le richieste per gli eventuali controlli. I computer della NSA installati presso le compagnie telefoniche e i provider restano dove sono, il che significa che gli agenti dovranno lavorare da remoto. Oltretutto, viene esplicitamente autorizzata la continuazione dello stato di cose attuale per un periodo di transizione di sei mesi. Il tutto, sia chiaro, riguarda esclusivamente le comunicazioni che coinvolgono cittadini statunitensi, mentre niente cambia per quello che riguarda gli altri programmi di sorveglianza rivolti all’esterno degli USA.
Le associazioni che si battono contro la censura e la sorveglianza di massa hanno pubblicato comunicati abbastanza tiepidi, considerando comunque la “Freedom Act” un piccolo passo nella giusta direzione. Gli unici entusiasti sono stati i sostenitori del Presidente e i loro amici, più i commentatori distratti che risiedono fuori dagli USA dove continueremo ad essere spiati come prima.
Solo gli ingenui a oltranza possono davvero credere che un qualsiasi Governo rinunci al potere dato dal controllo delle comunicazioni tra le persone: il primo documento pubblicato nel 2013 in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden era una disposizione di un tribunale FISA - la Corte federale che si occupa dello spionaggio all’interno degli USA - diretto a un fornitore di servizi telefonici nel quale si ordinava di fornire alla NSA i dati delle conversazioni di tutti i suoi 113 milioni di clienti. Qualcuno ha fatto notare che, di solito, il FISA rinnova sempre le sue richieste e quindi quella del 2013 è ancora in vigore.
Ma non è solo il settore telefonico-internet a dover preoccupare in quanto il campo del controllo di massa si arricchisce ogni giorno di nuovi strumenti. I servizi segreti statunitensi hanno intenzione di mettere in piedi un programma di sorveglianza della capitale americana tramite droni [2] simili a quelli in uso da tempo in Iraq e, proprio nelle ultime settimane, si è scoperto che il FBI sta facendo volare sulle maggiori città statunitensi dei piccoli aerei attrezzati per il controllo del territorio e delle comunicazioni [3].
Gli sforzi attuali degli amanti della libertà dovrebbero essere indirizzati verso lo sviluppo, il sostegno e la diffusione di sistemi per rendere questi controlli sempre più difficili, piuttosto che verso la richiesta di approvazione di leggi salvifiche o di riforme che lasciano tutto come prima. Una lotta che comunque deve sempre tenere presente che farla finita, realmente, con i programmi di sorveglianza e controllo non è possibile senza farla finita con i Governi e gli Stati.
Pepsy
Riferimenti
[1] https://en.wikipedia.org/wiki/USA_Freedom_Act
[2] http://www.npr.org/sections/thetwo-way/2015/02/25/388949356/secret-service-to-fly-drones-over-washington-d-c
[3] http://www.cbsnews.com/news/ap-fbi-using-low-flying-spy-planes-over-us/